IL PROCESSO

Francesco Montanari
Fausto Costantini 

IL PROCESSO

Tratto da "Apologia di Socrate" e "Critone" di Platone 

L’Apologia di Socrate è il resoconto di un processo reale.

Uno scritto platonico in forma di dialogo tra due persone (Accusato e

accusatore).

È il resoconto dove Socrate, non potendo dialogare, in tribunale, si difende in un'arringa dalle accuse di corruttore dei giovani.

In questo testo Socrate fa sfoggio della sua famosa ironia, dichiarando di essere rimasto stupefatto dall'ars oratoria dell'accusa, al punto da non credere quasi più alla propria innocenza, sebbene sappia che gli accusatori non abbiano detto nulla di vero e lui di non saper dire altro che la verità.

La sola cosa che Socrate afferma è che non si deve vivere nell'ingiustizia, sia verso gli uomini che verso il dio.

Nessuna paura della morte.

La morte dovrà giocoforza essere un piacevole sonno, profondo e senza sogni per ritrovarsi nell'aldilà con i più grandi eroi dell’antichità.

Ancora una volta non si smentisce, pensando al piacere che proverà in questo caso a esaminarli uno per uno, per scoprire chi sia sapiente e chi non lo sia.

Socrate ricorda ai giudici che ad un uomo per bene non è possibile che accadano dei mali, e li esorta ad interrogare i propri figli come avrebbe fatto lui, per avvicinarli alla virtù.

Per Lui:

«Vada come vada voglio stare a cuore a dio. Alla sua legge si obbedisce.

Difendersi si deve. Ma io voglio incamminarmi verso di lui.»

Nel ruolo di Socrate Francesco Montanari

Nel ruolo dell’accusatore e di Critone Fausto Costantini.